È una forma di tutela, nel tempo, della propria salute, perché permette di proteggersi dai pollini e dalle polveri sottili (pulviscolo sottile estremamente leggero da rimanere sospeso nell’aria e quindi respirato), provocate sia dal traffico veicolare che dai riscaldamenti. Quello dell’inquinamento è un problema che si riscontra nelle grandi metropoli, e non è un caso che la mascherina trovi impiego – sempre più frequente – specialmente in contesti di questa tipologia. Ma la si utilizza anche per preservarsi dagli agenti patogeni e dalle sostanze che possono potenzialmente rappresentare un nocumento per la propria salute. Ogni mascherina, ovviamente, ha una specifica funzione e campo di utilizzo.
Sono diversi gli utilizzatori della mascherina, a seconda della specifica funzione di quest’ultima. Così, la adopera il personale medico e sanitario, negli ospedali e nelle sale operatorie, oppure negli ambulatori e nelle case della salute, così come la utilizzano determinate categorie di lavoratori, a contatto con vapori tossici e gas nocivi per la propria salute. Ma se ne servono anche i “comuni” cittadini, che escono per un giro in bici o in moto, o anche solo per una passeggiata.
Sempre in baso alla tipologia ed all’ambito di utilizzo, una mascherina può coprire integralmente il volto, oppure solo il naso e la bocca.
Il primo passo da compiere per scegliere la “migliore” mascherina è determinare il “contesto” nel quale essa sarà adoperata, dunque le proprie, specifiche, necessità, diverse da utente a utente. In questo modo l’acquisto potrà essere veicolato verso la giusta tipologia di prodotto, senza il rischio di averne effettuato uno non rispondente ai bisogni personali, e pertanto inutilizzabile. Chi lavora nel campo medico, ad esempio, avrà bisogno di una mascherina diversa da quella che occorre a chi è a contatto con sostanze pericolose come l’amianto.
La tipologia più diffusa, non nasce per proteggere colui che la indossa, ma coloro i quali potenzialmente si trovano negli immediati pressi. Monouso, essa trattiene gli schizzi di liquidi biologici che l’utilizzatore potrebbe emettere per via orale, ma non preserva l’utilizzatore stesso da agenti infettivi in sospensione (aerosol).
È quasi totale verso l’esterno (circa il 95%), mentre è limitata dall’esterno verso l’utilizzatore (circa il 20%).
La mascherina chirurgica è utilizzata dal personale medico e sanitario negli ospedali e nelle sale operatorie, e lì dove si richiede assistenza a pazienti (ambulatori o case della salute, a titolo esemplificativo).
La mascherina chirurgica è costituita da 2-3 strati di tessuto non tessuto (TNT), formato da fibre di poliestere o polipropilene. Più nel dettaglio, lo strato che dà verso l’esterno è composto di un materiale di tipo spun bond (tipologia di materiale molto resistente alla trazione meccanica ed alle alte temperature, e per tal motivo utilizzata in settori quale quello automobilistico) con possibile trattamento che rende idrofobo il materiale stesso; lo strato di mezzo è formato da tessuto non tessuto prodotto con una particolare tecnologia, detta melt blown, che prevede microfibre dal diametro di 1-3 micron dalla funzione filtrante; un possibile terzo strato – in spun bond – è quello a diretto contatto con il viso dell’utilizzatore, e preserva la pelle dallo strato filtrante.
La mascherina chirurgica viene testata nel senso dell’espirazione, cioè dall’interno verso l’esterno. Perché sia sicura, deve garantire il rispetto della norma tecnica UNI EN 14683:2019, che espone i requisiti di realizzazione, progettazione e prestazione, così come i metodi di prova, attraverso l’indicazione delle essenziali caratteristiche di resistenza a schizzi liquidi, efficienza della filtrazione batterica, pulizia da microbi.
La mascherina chirurgica è monouso, e pertanto dopo essere stata utilizzata va smaltita correttamente. La sua “struttura” non la rende infatti idonea ad essere trattata con disinfettanti o vapori d’aria calda.
Per indossare correttamente la mascherina chirurgica, occorre seguire alcuni importanti passaggi, di seguito elencati:
- lavare con cura le mani utilizzando acqua e sapone neutro per almeno 40-60 secondi, oppure procedere all’igiene delle stesse servendosi di una soluzione alcolica per almeno 20-30 secondi;
- prestando attenzione a non toccare la parte interna, collocare la mascherina sul proprio volto coprendo naso, bocca e mento utilizzando gli elastici o i legacci;
- controllare che non siano presenti aperture tra la mascherina ed il proprio viso;
- nel caso si rendessero necessari “adattamenti”, servirsi sempre dei predetti elastici o legacci;
- qualora durante la procedura in oggetto si toccasse la mascherina, lavare nuovamente le mani;
- prima di rimuoverla – sempre utilizzando gli appositi elastici o i legacci – ripetere l’igiene delle mani;
- gettare la mascherina in un cestino chiuso per bene;
- lavare le mani secondo quanto riportato al punto 1.
Leggera ed al contempo calda, e facile da indossare e da togliere, la mascherina antivento è un’efficace protezione dal vento e dal freddo, ma anche dalla neve. Indicata per chi va in bici o in moto, così come per chi pratica attività sportive (come lo snowboard, ad esempio) preserva dalle temperature rigide, che possono essere causa di disagi anche non da poco. Il vento può infatti colpire le orecchie, a rischio otite, il naso ed i nervi facciali, che con l’aria fredda possono infiammarsi. Proprio per ovviare a tutto ciò interviene la mascherina antivento, che copre le predette parti del viso, maggiormente esposte in presenza di un clima non propriamente mite.
Una mascherina antivento è realizzata in tessuto antivento e traspirante, oppure in cotone.
La mascherina antivento per moto è disponibile nella versione intera e a mezza faccia.
È un modello che protegge totalmente il viso, il collo e la testa, rivelandosi, pertanto, di maggiore efficacia e completezza, anche in presenza di condizioni climatiche particolarmente rigide.
Con lo scopo di assicurare protezione a naso, bocca, orecchie e collo – anche se parzialmente – questo tipo di mascherina antivento è fornito di una piccola apertura a livello del naso, per agevolare la respirazione, e di aperture di ventilazione generali.
Acronimo di “filtering face piece”, sono dispositivi di protezione individuale progettati per un uso prevalente nel settore industriale (siderurgico o metallurgico ad esempio) allo scopo di proteggere da polveri, fumi e nebbie, ma trovano impiego anche in ambito ospedaliero ed assistenziale per preservare l’utilizzatore da agenti esterni trasmissibili per via aerea. Limitandoci alle mascherine che coprono naso e bocca, queste possono essere sia senza valvola che con valvola, le quali ultime supportano con maggiore efficacia la respirazione dell’utilizzatore, evitando al contempo la condensa all’interno della mascherina e l’appannamento degli occhiali: non proteggono però gli individui eventualmente presenti nelle vicinanze qualora l’utilizzatore stesso sia “portatore” di agenti patogeni.
I filtranti facciali sono realizzati in tessuto non tessuto dalle caratteristiche e scopi diversi. In particolare, lo strato esterno garantisce la protezione dalle particelle di dimensioni maggiori, quello intermedio – in genere in melt blown – preserva da quelle più piccole, mentre quello interno, a contatto con il viso dell’utilizzatore, conserva la forma della mascherina proteggendola al contempo dall’umidità creatasi (generata dal respiro, dalla tosse o dagli starnuti).
È la UNI EN 149:2009, che specifica i requisiti prestazionali dei facciali filtranti al fine di assicurarne efficacia e traspirabilità mediante prove e test tecnici.
Se senza valvola, è del 72% dall’esterno verso l’operatore e viceversa, se con valvola la capacità filtrante in entrata è del 72%.
Una FFP2 senza valvola presenta una capacità filtrante del 92% in entrambe le direzioni, che sale al 98% verso l’interno e l’esterno in una FFP3 senza valvola. In presenza di valvola, invece, la capacità filtrante dall’esterno verso chi la indossa è pari, rispettivamente, al 92% e al 98%, e in uscita non è superiore al 20%.
Idonea in presenza di particelle fini e polveri – quali carbone, zolfo, legno – è adoperata in diversi campi, come quello dell’industria tessile e dell’artigianato, ma anche nei lavori di bricolage e per preservarsi da odori sgradevoli o far fronte a piccoli effetti irritanti.
Capace di filtrare fumo, polveri e aerosol, di grave nocumento per la salute, è una protezione che si trova in quei dispositivi adoperati specialmente nel settore agricolo, edile, farmaceutico, e medico, quest’ultimo in presenza di virus influenzali. Ma si riscontra anche in altri campi, come quelli legati al trattamento delle acque reflue o allo smaltimento dei rifiuti.
Una FFP3 offre la migliore efficienza di filtrazione, per il più avanzato livello di protezione dunque. Preserva da agenti patogeni quali virus e batteri, così come da sostanze cancerogene e radioattive. È indicato per ambiti professionali assai specifici, come nel caso di chi lavora a contatto con l’amianto.
Un riutilizzo è possibile solo nel caso in cui il materiale di realizzazione non risulti danneggiato. Una procedura di “rigenerazione”, prevista in presenza di mascherina adoperata quale strumento di preservazione da agenti patogeni, contempla l’utilizzo di una soluzione idroalcolica al 60-70%: va però precisato, al riguardo, che detta procedura non è garantita nella sua validità. Un respiratore con filtro perde di efficacia dopo un utilizzo più o meno protratto, ed è dunque necessariamente da sostituire, la qual cosa comporta quasi sempre anche la sostituzione della mascherina.
È una tipologia di mascherina adoperata per proteggersi dalle polveri sottili e dall’inquinamento da traffico.
I ciclisti e i motociclisti, che non vogliono rinunciare a quella sensazione di libertà data dalle due ruote, ma al tempo stesso non intendono mettere a rischio la propria salute, esponendosi prolungatamente alle sostanze nocive presenti nell’aria. La mascherina antismog rappresenta un prodotto scelto anche da coloro i quali escono per una passeggiata o eseguono esercizi all’aria aperta.
Ergonomica e di lunga durata, la mascherina antismog si caratterizza per la presenza di valvole di esalazione e di carboni attivi, ovvero filtri che allontanano le polveri sottili, di gran danno per il proprio organismo, dalle vie respiratorie.
Sono due: usa e getta oppure a filtro intercambiabile. La prima tipologia di mascherina andrebbe utilizzata una sola volta, tuttavia bisogna sempre considerare sia l’ambito di utilizzo che la durata dell’utilizzo stesso; in ogni caso, comunque, essa va “dismessa” quando è sporca o non permette più un’agevole respirazione. La mascherina antismog a filtro intercambiabile, invece, si caratterizza per una maggiore durata, ma prevede una periodica sostituzione. Ha un peso e un costo superiori a quella usa e getta, ma è più curata esteticamente.
La classificazione è operata a seconda di quella che è la dimensione del diametro delle particelle che la mascherina antismog è in grado di arrestare, e della conseguente relativa capacità filtrante (FFP1-FFP2-FFP3).
Variano in base agli specifici modelli: si va da un materiale semiduro in carta a quello in polipropilene, sino a giungere ad un rivestimento in metallo semimorbido.
La mascherina antismog va sostituita una volta che i carboni attivi sono giunti a saturazione. Si sottolinea, al riguardo, che gran parte delle mascherine di questa tipologia presenta filtri sostituibili.
La maschera antigas è un DPI (Dispositivo di Protezione Individuale) il cui scopo è quello di proteggere le vie respiratorie da sostanze tossiche ed agenti inquinanti presenti nell’atmosfera. Quando si parla di questa tipologia di maschera, la si associa generalmente a quella adoperata sui campi di battaglia, un’immagine, questa, che evoca paura e distruzione. In realtà però non è solo questo il contesto in cui detta maschera può essere collocata, trovando essa oggi utilizzo in quelle attività che prevedono la lavorazione di materiali che rilasciano nell’ambiente polveri sottili e gas nocivi.
Oltre al campo militare e chimico, la maschera antigas trova impiego nell’edilizia, quando ci si trova a stretto contatto con polveri sottili come quelle originatesi da metalli o altre tipologie di materiali sottoposte a ben precisi trattamenti. Ma si adopera anche nei lavori casalinghi, nel fai da te che prevede l’utilizzo di vernici o di altre sostanze pericolose.
La maschera antigas “si serve” della potenza dei polmoni per prendere aria contaminata dall’atmosfera e purificarla mediante un filtro, che può durare dai 15 minuti ad un’ora in base al contaminante.
In base alla copertura offerta al viso, una maschera antigas può essere a pieno facciale, se copre il volto per intero, oppure semi facciale, se copre solo naso e bocca, lasciando scoperti gli occhi.
Il primo requisito richiesto alla maschera antigas è la sicurezza garantita in ambienti a rischio. Il cosiddetto fattore di protezione nominale, allora – sovente “ricavato” dal bollino presente sulla maschera o sulla confezione – ne certifica la validità in base agli appositi enti di controllo: ciascuna maschera, infatti, prima di essere messa in vendita, è soggetta a determinate prove di laboratorio, relative al grado di protezione massima offerta.
Dalla forma di un cilindro o di una cartuccia, in base allo specifico modello di maschera, il filtro aiuta a non mettere a repentaglio le proprie vie respiratorie, e a seconda dell’utilizzo al quale è destinato, il suo funzionamento e la sua composizione può mutare. Esistono infatti diversi filtri, ognuno fornito di un’etichetta standard a bande colorate con la propria lettera individuante quale o quali sostanze sono in grado di filtrare. Così, a titolo esemplificativo, la A indica i gas ed i vapori organici con il punto di ebollizione superiore a 65°C, la B i gas ed i vapori inorganici (come il cloro), mentre la K l’ammoniaca e derivati. In base alla specifica protezione di cui si ha bisogno, si procederà dunque di conseguenza. I filtri, poi, sono anche classificati a seconda della capacità filtrante, aggiunta dopo la lettera che indica la sostanza (classe 1, 2 e 3).
Sono quei filtri che proteggono contemporaneamente da più agenti. La classe filtrante è fornita dopo ogni lettera.
La valvola serve a respirare in modo costante senza perdere ossigeno.
In considerazione dello stretto contatto della maschera con la pelle del viso, è necessario che i materiali di realizzazione siano morbidi ed anallergici, senza però trascurare la resistenza.
Ecco come procedere. Una volta rimosso il sigillo di plastica del filtro (per l’applicazione del filtro attenersi alle istruzioni della casa produttrice), infilare la maschera tenendo ambedue i pollici all’interno della stessa, quindi collocare il mento nell’apposito spazio, e sistemare la maschera sul resto del volto servendosi delle cinghie per assicurala per bene ed impedire infiltrazioni. A tale scopo, bisognerà partire dalle cinghie centrali procedendo in ordine con quelle superiori ed inferiori: attenzione a tirare per bene dette cinghie e a lasciare le lunghezze nella parte superiore, in modo tale che i movimenti non siano ostacolati in alcun modo. Provare poi la chiusura, coprendo i filtri con le mani ed inalando con profondità e velocità per testare l’aderenza al viso. Respirare quindi normalmente, in virtù del filtro collocato nella parte frontale della maschera.
Prendersi cura della propria maschera antigas è di fondamentale importanza per preservarne l’integrità nel corso del tempo, soprattutto in considerazione del fatto che la gomma è soggetta a deterioramento. Specifici manuali dedicati alla pulizia del prodotto in oggetto prevedono – a tale scopo – di smontare la maschera antigas rimuovendo tutti quei componenti che non devono bagnarsi. A seguito di questa operazione bisognerà servirsi di alcool isopropilico e sapone neutro per il lavaggio, e di acqua e candeggina per la sanificazione.
Sia le mascherine chirurgiche che i DPI possono essere reperiti sia nelle farmacie che online. Si fa tuttavia presente che i secondi sono in genere un articolo “proprio” dei negozi specializzati in sicurezza sul lavoro e dei negozi di ferramenta e similari. Una maschera antigas, in particolare, può essere acquistata sia nei negozi che si occupano di materiali antinfortunistici che presso rivenditori che trattano residuati bellici. Ma la si trova anche sul web, nei negozi specializzati in questo settore. La mascherina antivento, infine, è venduta nei negozi di articoli sportivi, ed anch’essa online. In base alla mascherina di cui si ha bisogno, ci si regolerà ovviamente di conseguenza.
Sono diversi, a seconda del singolo modello in questione. Una mascherina chirurgica, ad esempio, ha un costo di circa 50 centesimi, mentre una antismog può raggiungere – o anche superare – i 100 Euro. Si è dunque in presenza di un range alquanto ampio.
Sono varie, a seconda del settore di utilizzo e dello specifico prodotto di cui si necessita. A titolo esemplificativo citiamo Nasum, Ad Adtrip, Enjohos, Tomshoo, Dräger, 3M.